Partito di Alternativa Comunista

25 aprile. Ricordando una rivoluzione tradita dallo stalinismo

25 aprile. Ricordando una rivoluzione tradita dallo stalinismo

 

 

 

di Salvatore de Lorenzo

 

 

Da alcuni anni, ormai, in risposta alle misure economiche semprepiù aggressive del capitalismo in crisi, i proletari di molti Paesi hanno ripreso a lottare. Dall’America latina (Haiti, Ecuador, Cile, Colombia, Bolivia, Paraguay, Honduras, Perù) al Medio Oriente (Libano, Irak, Iran), dall’Africa (Tunisia, Senegal, Angola, Sudan, Algeria) sino ai Paesi imperialisti (Francia, Stati Uniti) e ai Paesi dell’ex-Unione sovietica (Bielorussia) il proletariato insorge contro l’aggressione ai salari e ai diritti imposta agli Stati nazionali dai grandi centri della finanza mondiale (Fmi, Banca Mondiale, Bce).
Tra i vari processi ancora in corso, la Lit-Quarta Internazionale segue con particolare attenzione l’evoluzione della rivoluzione cilena, sicuramente il processo che ha maggiormente scosso le basi del sistema politico nazionale. Oggi la rivoluzione cilena è in una fase di stallo, poiché le masse popolari cilene si apprestano ad eleggere una assemblea costituente che dovrà modificare la Costituzione imposta dal regime militare di Pinochet. Il Mit, sezione cilena della Lit-Quarta internazionale, che parteciperà con Maria Rivera alle elezioni, ha dichiarato, sin dai primi giorni dell’insurrezione, che il referendum costituiva una trappola, con cui il governo borghese, le organizzazioni della sinistra riformista (Pc, Fa) e persino alcune organizzazioni che si definiscono trotskiste, come Fracciòn Trotskista, tentavano di far evaporare la pressione delle masse in lotta e incanalare la rabbia popolare nell’alveo delle riforme istituzionali. Da marxisti pensiamo, sulla base dell’esperienza storica, che tutti i processi costituenti che vedono coinvolti allo stesso tavolo i rappresentanti politici della borghesia e del proletariato siano destinati a produrre una carta costituzionale che non potrà modificare, in modo sostanziale, il regime di sfruttamento e oppressione imposto dalle classi dominanti. E tra i fatti storici che utilizziamo a sostegno di questa tesi ricordiamo anche il tradimento, da parte del Pci di Togliatti, della straordinaria stagione rivoluzionaria che si aprì in Italia a partire dalla primavera del 1943, e che si concluse appunto con una Assemblea costituente. In questo articolo proviamo a sintetizzare quella vicenda, anche per contrastare le meschine falsificazioni, passate e recenti, delle organizzazioni della sinistra riformista, come Rifondazione comunista, Potere al popolo e Partito Comunista, sul significato del 25 aprile.
Una disamina approfondita delle vicende che condussero i partigiani alla liberazione dal fascismo in Italia, su base documentale è riportata nell’articolo di Francesco Ricci (1).

 

Il ruolo controrivoluzionario del Pci durante la Resistenza

 

Gli aspetti salienti di quella vicenda storica, che tanta influenza ha avuto sullo sviluppo degli avvenimenti successivi e odierni, dimostrano chiaramente che fu esattamente il ruolo controrivoluzionario del Pci di Togliatti, fedele esecutore delle direttive staliniane, a consegnare il nostro Paese di nuovo nelle mani della borghesia.
Se è infatti vero che le forze alleate contribuirono alla liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo, non si può nascondere, come fa la storiografia borghese, che nella loro risalita, dalla Sicilia alla Lombardia, gli alleati trovarono terre epurate dal nazismo dai fucili dei partigiani. Determinante, sia per il rovesciamento del regime che per la liberazione dai fascisti e nazisti, fu dapprima l’ondata di scioperi della classe operaia, in particolare al Nord, che costrinse la borghesia a liberarsi di Mussolini, e la successiva Resistenza, organizzata nelle bande partigiane, che condusse alla cacciata dei nazisti dal Paese. Le bande partigiane erano costituite soprattutto di operai e di braccianti salariati e, nel loro insieme, costituivano un vero e proprio esercito militante di circa 250.000 uomini che si riconosceva in buona parte nel Pci e negli altri partiti della sinistra e che entrava in azione per liberare definitivamente il Paese da quel regime fascista che aveva oppresso le classi subalterne per un ventennio.
Quel che tende, ovviamente, ad annacquare la storiografia ufficiale di destra e di sinistra, inventandosi la narrazione della «via italiana al socialismo», è che, avvenuta la liberazione, la classe operaia avrebbe potuto e voluto continuare la resa dei conti con la borghesia e prendere il potere. Se ciò non avvenne fu per il lavoro di conciliazione con la borghesia svolto da Togliatti su ordine di Stalin. La linea di capitolazione all’imperialismo «democratico» e il passaggio dell’Italia nella sfera di influenza americana era stata infatti concordata dallo stesso Stalin con i dirigenti delle potenze imperialiste già a partire dal dicembre del 1941 e poi definita nelle più note conferenze di Yalta e Potsdam del 1945. È questa la ragione per cui, con la cosiddetta svolta di Salerno del 1944, Togliatti orientava il Pci sulla strada della collaborazione di classe con la borghesia. Nelle direttive inviate da Togliatti al Pci veniva difatti esplicitamente richiesto di orientare la Resistenza alla distruzione del fascismo e alla liberazione del paese, ma senza imporre trasformazioni sociali in senso socialista. Era l’ennesima capitolazione alle politiche di fronte popolare con le forze borghesi, sviluppate dallo stalinismo in tutta Europa per preservare gli interessi dell’apparato burocratico stalinista e quindi dello stesso Togliatti.Questa linea collaborazionista provocò forti dissensi nello stesso Pci, producendo la formazione di correnti di opposizione interna, come quella che si formò a Napoli nel 1943 e soprattutto quella di Torino, che portò circa 2000 militanti alla rottura col Pci, sino alla spaccatura della sezione romana e alla formazione di Stella Rossa, su posizioni dichiaratamente rivoluzionarie. I militanti di queste organizzazioni dovettero tuttavia affrontare non solo i fascisti ma anche le accuse di bordighismo e di trotskismo con cui la direzione togliattiana del Pci lavorò costantemente, anche attraverso l’omicidio di alcuni dirigenti, a delegittimarli e a imporre la linea di collaborazione di classe con la borghesia. Furono dunque i rapporti di forza tra la direzione staliniana controrivoluzionaria e le frazioni rivoluzionarie nel Pci a determinare la capitolazione alla borghesia dell’intero movimento rivoluzionario che si era sviluppato a partire dal 1943.
Ciò che mancò al movimento partigiano fu cioè una direzione coerentemente rivoluzionaria, in grado di guidare la classe operaia alla presa del potere. Questo fu possibile anche grazie all’omicidio, per mano stalinista, del trotskista Pietro Tresso nel 1943, che dal 1930 aveva lavorato alla costruzione di un raggruppamento di opposizione al Pci. L’assenza di una direzione trotskista e le posizioni confuse dei militanti partigiani rivoluzionari consentiranno a Togliatti di mantenere la direzione dei Cln e quindi di imporre la linea di collaborazione di classe, che si formalizzò con l’ingresso del Pci nel secondo governo Badoglio del 1944 e nei successivi governi.
Da ministro di grazia e giustizia nei governi Parri e De Gasperi, Togliatti agirà apertamente come un agente del fascismo, concedendo ai fascisti l’amnistia e consentendo a tutti i gerarchi fascisti di essere reinquadrati nei posti di potere dell’apparato repressivo dello stato. Contemporaneamente, operai e partigiani che avevano partecipato a scioperi e manifestazioni contro il regime e contro il padronato verranno sbattuti in galera.
A partire dal 1945, infine, verranno sciolti i Cln e le formazioni partigiane saranno unificate sotto il comando militare del governo regio. Il Pci si incaricherà di disarmare la Resistenza affiggendo, in ogni sede, un manifesto di invito a consegnare le armi. Gran parte dei partigiani, tuttavia, riconsegnerà solo le armi arrugginite, per rispolverare i fucili funzionanti nella successiva ondata insurrezionale del 1948 sviluppatasi sull’onda emotiva dell’attentato a Togliatti.

 

Il contentino della Costituzione

 

In cambio della rivoluzione, tradita dalla direzione controrivoluzionaria del Pci, alla classe operaia verrà elargito un contentino formale, quella Costituzione che oggi, con tanta ributtante enfasi, i riformisti opportunisti di sinistra continuano a definire «la più bella del mondo(2)».
In realtà la Costituzione italiana, che correttamente potrebbe essere definita una costituzione capitalista molto avanzata, sancisce nei suoi articoli il dominio della borghesia sui lavoratori, come ad esempio all’art.42 in cui legittima la proprietà privata (e quindi la proprietà privata dei mezzi di produzione), e negli articoli 36-37 in cui sancisce lo sfruttamento padronale dei lavoratori attraverso il lavoro salariato. Peraltro questa fu ammissione dello stesso Togliatti, che durante l’Assemblea Costituente del 1947 affermò: «L’onorevole Cappi sviluppa ampiamente la tesi che i ceti produttori capitalistici hanno diritto di vivere e di contribuire alla ricostruzione del paese ... Sappiamo benissimo che per la ricostruzione del paese sono necessarie queste forze e infinite volte abbiamo detto loro “collaboriamo” e abbiamo teso loro la mano».
La storia dell’Italia repubblicana e la partecipazione dei governi borghesi a tutte le guerre imperialiste in Medio Oriente e nell’est europeo hanno dimostrato quanto siano carta straccia persino le buone intenzioni riportate nella Costituzione. Se la Costituzione non fosse stata un mero orpello formale, avrebbe dovuto essere rispettata e i governi che hanno inviato i soldati italiani a sostenere gli interessi dell’imperialismo avrebbero dovuto essere condannati per attentato alla Costituzione. Se ciò non è avvenuto è perché nessun pezzo di carta può regolare i rapporti tra le classi e, in uno Stato consegnato al dominio del capitalismo, è la borghesia a decidere, in base ai suoi interessi, quando e dove fare le guerre.

 

L’antifascismo senza anticapitalismo dei populisti di sinistra

 

Eliminare il fascismo senza rimuovere quelle che sono le cause che lo determinano non è ovviamente possibile, come aveva magistralmente descritto Trotsky e come i fatti che stanno accadendo in questi mesi dimostrano. Essendo una forma di dittatura violenta della borghesia nelle fasi di crisi del capitalismo, il fascismo può essere eliminato soltanto portando alle estreme conseguenze le insurrezioni rivoluzionarie della classe operaia negli scontri con l’apparato borghese, cioè trasferendo le leve del potere nelle mani dei lavoratori, espropriando la borghesia dei mezzi di produzione e dei capitali,  sviluppando un’economia pianificata e centralizzata basata sulla democrazia dei consigli operai ed, infine, esportando il processo rivoluzionario in tutta Europa.
E questa lezione è tanto più importante proprio oggi, in una fase in cui, per effetto della devastante crisi del capitalismo, le pulsioni fasciste attraversano l’Europa e gli altri continenti.
Ed è paradossale che ad invocare un antifascismo, ovviamente di facciata, siano le dirigenze di quelle organizzazioni riformiste, come Potere al popolo, che rivendicano apertamente il sostegno alle dittature fasciste e sanguinarie, come quella del macellaio Assad in Siria o difendono i privilegi della boliborghesia venezuelana capitanata dal «rivoluzionario» Maduro e della corrotta borghesia brasiliana che sostiene il «socialista» Lula. Queste organizzazioni riformiste, sovraniste ed opportuniste, hanno nel loro DNA la stessa natura collaborazionista del Pci di Togliatti, che, più o meno apertamente, continuano ad invocare come uno dei loro riferimenti, ponendo difatti, tra i loro punti di programma, la difesa di quella Costituzione, fortemente voluta dal Pci controrivoluzionario di Togliatti, che sancisce la subalternità della classe operaia al padronato italiano.
È dunque necessario un lavoro di sistematica distruzione delle forze riformiste e centriste. Solo la ricostruzione del partito rivoluzionario mondiale della IV internazionale potrà dirigere i lavoratori verso la presa del potere. È a questo arduo compito che lavora costantemente la LIT-Quarta Internazionale e il Pdac, sua sezione italiana.

 

Note

1) https://www.alternativacomunista.it/content/view/2421/47/

2)https://www.huffingtonpost.it/nicola-fratoianni/difendere-costituzione-bella-mondo-italiana_b_7161102.htmlhttps://www.huffingtonpost.it/nicola-fratoianni/difendere-costituzione-bella-mondo-italiana_b_7161102.html

 

 

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