GAY PRIDE 2007
UNIFICHIAMO LE LOTTE
CONTRO TUTTE LE OPPRESSIONI E LE DISCRIMINAZIONI
DI GAY, LESBICHE, TRANS, DONNE, IMMIGRATI, LAVORATORI
Oggi manifestiamo nella stessa piazza che il 12 maggio ha ospitato il Family day. Lì si è materializzata l'offensiva politica e ideologica delle gerarchie vaticane, già scatenata con il boicottaggio del referendum sulla legge 40, con la messa in discussione quotidiana della legge 194 e con i diktat ai politici sulla timida legge dei Dico.
L'attacco portato allo stato sociale e ai diritti delle donne e degli omosessuali dalle gerarchie vaticane e dai settori del capitalismo ad esse legate, e che trova una sponda nei provvedimenti del governo Prodi, deve trovare oggi la necessaria opposizione e unità.
L'esaltazione
del modello di famiglia eterosessuale e "santificata", del tutto funzionale al
sistema di dominio capitalista, relega
in maniera anacronistica le donne negli ambiti della funzione di madre, moglie,
elargitrice di cure, e mette in discussione conquiste delle masse popolari e
del movimento delle donne come il divorzio e l'aborto. Allo stesso tempo il
rifiuto di qualsiasi tipo di unione diversa dal matrimonio "consacrato", oltre
a non prendere atto di una mutata realtà sociale (in Italia sono più di un
milione, ormai, le c.d. coppie di fatto) insidia direttamente la libertà di
orientamento sessuale e alimenta pregiudizi e discriminazioni.
In
questo clima reazionario e omofobico, oltre all'arretramento in tema di
diritti, si innestano inevitabilmente episodi di violenza fisica e psicologica
con l'aumento di suicidi, omicidi, episodi di intolleranza, frutto di veri e
propri rigurgiti neofascisti, diretti a donne, giovani, gay, lesbiche e
transessuali.
Il
Partito di Alternativa Comunista sostiene le rivendicazioni dei gay, delle
lesbiche e dei transessuali perché le battaglie per ottenere norme
antidiscriminatorie nel lavoro e nella società, il diritto a diverse e
riconosciute forme di relazioni affettive (unioni civili e matrimonio), il
diritto alle adozioni e alla fecondazione assistita, diventino patrimonio
comune di tutta la classe dei lavoratori.
Queste
rivendicazioni sono parte della lotta per il socialismo, della battaglia per la
costruzione di un mondo dove pregiudizi e discriminazioni siano sconfitti insieme
allo sfruttamento di uomini e donne per mano della borghesia.
Oggi le rivendicazioni dei diritti, la lotta contro le discriminazioni e i pregiudizi richiedono un'unità e una forza straordinarie, fuori da ogni illusione di pressione sui governi e in particolare sull'attuale governo Prodi. Un governo che da una parte offre il fianco all'offensiva fondamentalista delle gerarchie cattoliche fallendo anche sulle rivendicazioni "più moderate" come i Dico, e dall'altra manda in campo una pletora di ministri, sottosegretari, parlamentari ecc. che solo formalmente e ipocritamente sostengono il Pride 2007 (magari dando il "patrocinio" alle attività sportive come ha fatto il ministro Pollastrini), ma che non aderiscono alla sua piattaforma politica. Ennesima manifestazione di ambiguità di cui sono responsabili anche quei partiti della cosiddetta sinistra radicale, che tentano ancora di convincerci che il governo sarebbe "permeabile" alle istanze dei movimenti.
Per questi motivi diciamo che la battaglia di oggi per la difesa e conquista dei diritti delle donne e di gay, lesbiche, trans, va necessariamente inserita nella più generale lotta contro questo governo, contro la sua subordinazione alle gerarchie cattoliche e le sue politiche di massacro sociale (tagli ai servizi, riforma delle pensioni, finanziarie di lacrime e sangue), a partire dalla costruzione di un vasto e unitario sciopero generale che lo spazzi via.